

Raccolgo di seguito la gustosa descrizione di Dante Ciurè pubblicata da Mauro Chiocchetti sulla sua pagina FB.
Ritratto di Dante “ciurè” pastore a “domicilio” nonché “Re Laurin ” nelle sfilate folkloristiche estive degli anni ’70 a Moena.È il ritratto di Giovanni Volcan più comunemente conosciuto a Moena col sopranome di “Dante ciurè”. Dopo la seconda guerra mondiale conobbe in paese molta notorietà in quanto ritenuto dai moenesi il pastore per antonomasia. I postumi della guerra lasciarono a Moena, come nel resto d’Italia, fame e miseria. Tuttavia ogni famiglia moenese aveva un orticello da coltivare e qualche pecora o capra, l’ animale assurto a gloria perpetua e tanto elogiato dal critico d’ arte più noto d’Italia. Dante, con la puntualità di un orologio svizzero, passava tutte le mattine raggruppando a sé tutte le capre portandole al pascolo sopra l’abitato di Moena verso il passo San Pellegrino. La sera, con la consueta calma che contraddistingueva il suo carattere, riportava a casa il gregge, per poi il mattino successivo ripetere le stesse operazioni del giorno prima. Dante fu persona laboriosa, umile e ingenua. Non ebbe in vita nessuna particolare esigenza e non chiese mai nulla a nessuno. Il contatto con la natura fu il suo pane quotidiano, ma fu pure il motivo essenziale della sua pace interiore. Certamente il lavoro di pastore non gli procurò ricchezza.
Ebbe la soddisfazione di vivere la propria vita all’aria aperta, sotto il sole o sotto la pioggia a lui ciò poco importava, perché la “chiave della felicità” l’ aveva trovata nel lavoro che svolgeva, con competenza e passione. Con le tasche vuote ma sostanzialmente felice del poco che aveva, perché la sua ricchezza stava tutta dentro alla sua anima candida e incontaminata.
…stolz de so esser, te so post e tel giust… (orgoglioso di quello che era, al suo posto, quello giusto..)