Angelo del Boca, il maggior storico del colonialismo italiano, chiede nel 2005 a Martha Nasibù, principessa etiope, di raccontare la sua storia. Martha, poi diventata la marchesa Tortora Braida di Belvedere, decide di scrivere le sue memorie in un libro in due parti.
La prima parte è ‘all’ombra del padre’, il degiac Nasibù Zemanuel (uno dei generali etiopi che si opposero vanamente a Graziani ed alla conquista italiana), eroe etiope, morto giovanissimo nella lotta. Martha ricostruisce la vita dell’aristocrazia etiope degli anni Venti e Trenta, con la sua eleganza, la sua signorilità (che, come tutte le altre aristocrazie del mondo, poco di cura del mondo dei poveri che li circonda).
La seconda parte è ‘all’ombra della madre’, Atzede Mariam Babitcheff, la quercia, il porto sicuro. Per salvare i suoi quattro figli dai Lager somali o eritrei, ottiene di potersi trasferire in Europa. Tra il 1936 e il 1944 è un carosello di spostamenti.
Colpisce nel libro la grazia con cui le vicende, anche quelle terribili, sono narrate e la mancanza di odio nei confronti degli italiana (tanto che poi Martha, appunto, sposerà un italiano, da cui avrà anche un figlio, Carlo).
