La Napoli dei bassifondi, quando (nel 1953) era di moda parlare della ‘Napoli pizza, sole e mandolino’. La scelta di narrare il margine, le periferie, i dimenticati.

Letto a seguito di una bella conferenza del prof. Turchetta sulla Napoli distopica.
Bellissimi i racconti ‘Gli occhiali nuovi’ e ‘La città involontaria’.
‘Mammà! Gli occhiali!. ‘Piano, figlia mia, mi buttavi a terra!’. […]
‘Ottomila lire… una cosa così!’ fece donna Rosa guardando religiosamente, eppure con una specie di rimprovero, gli occhiali. Poi, in silenzio, li posò sul viso di Eugenia, che estatica tendeva le mani, e le sistemò con cura quelle due antenne dietro le orecchie. ‘Mo’ ci vedi?’ domandò accorata. Eugenia, reggendoli con le mani, come per paura che glieli portassero via, con gli occhi mezzo chiusi e la bocca semiaperta in un sorriso rapito, fece due passi indietro, così che andò a intoppare in una sedia. Eugenia, sempre tenendosi gli occhiali con le mani, andò fino al portone, per guardare fuori, nel vicolo della Cupa. Le gambe le tremavano, le girava la testa, e non provava più nessuna gioia. Con le labbra bianche voleva sorridere, ma quel sorriso si mutava in una smorfia ebete. Improvvisamente i balconi cominciarono a diventare tanti, duemila, centomila; i carretti con la verdura le precipitavano addosso; le voci che riempivano l’aria, i richiami, le frustate, le colpivano la testa come se fosse malata; si volse barcollando verso il cortile, e quella terribile impressione aumentò. Come un imbuto viscido il cortile, con la punta verso il cielo e i muri lebbrosi fitti di miserabili balconi; gli archi dei terranei, neri, coi lumi brillanti a cerchio intorno all’Addolorata; il selciato bianco di acqua saponata, le foglie di cavolo, i pezzi di carta, i rifiuti, e, in mezzo al cortile, quel gruppo di cristiani cenciosi e deformi, coi visi butterati dalla miseria e dalla rassegnazione, che la guardavano amorosamente. Cominciarono a torcersi, a confondersi, a ingigantire. Le venivano tutti addosso, gridando, nei due cerchietti stregati degli occhiali. Fu Mariuccia per prima ad accorgersi che la bambina stava male, e a strapparle in fretta gli occhiali, perché Eugenia si era piegata in due e, lamentandosi, vomitava”.
Materiale utile in rete:
- il documentario L’altro Novecento (attraverso le testimonianze di Nadia Fusini e Silvio Perrella)
- CULTBOOK Il mare non bagna Napoli
- Giulio Ferroni presenta Anna Maria Ortese per l’Enciclopedia infinita della Società Dante Alighieri
- Perchè dovremmo leggere ‘Il mare non bagna Napoli’ a cura di Luisa Mirone (nel blog di Romano Luperini, laletteraturaenoi)
- Un reading de “Il mare non bagna Napoli” di Anna Maria Ortese, letto da Ida Strizzi, accompagnato dalla chitarra di Domenico Caliri e narrato da Mauro Boarelli, registrato il 5 dicembre 2013 presso la Mediateca di San Lazzaro di Savena