Come arriva il rococò veneziano in quel di Moena? Grazie al grande pittore Valentino Rovisi che è stato per almeno un decennio collaboratore di Giambattista Tiepolo.

Ma cominciamo dal principio:
23 dicembre 1715: Pietro Rovisi, commerciante di legname (soprattutto con Venezia), tiene fra le sue braccia il suo sestogenito Valentino, nato da Maria Felicetti.
1728: Valentino ha del talento: su consiglio dello zio Martino, il padre Pietro lo manda come garzone in bottega presso un Capo Maestro Depentor a Venezia. È già nella bottega di Tiepolo? Non c’è certezza.
1733: Valentino rientra a Moena: lavora per un decennio come pittore devozionale.

Ma non è così contento: vuole imparare un nuovo stile. Ecco la decisione di tornare a Venezia.
1743: è ancora a Venezia il nostro, ma questa volta è lavorante e poi collaboratore di Tiepolo. Lavora alle imprese del maestro e mantiene i rapporti con la patria, lavorando ad alcune tele. Nel frattempo si sposa con Lucia Ghisler e forma una bella famiglia.
1753: con il rientro a Moena, arrivano gli anni d’oro di Valentino. Lavora moltissimo a Moena, portando un nuovo stile. Lavora al capitello dei Ciarnadoi, affresca le facciate di alcune case. Il successo è consacrato dai lavori presso il capitello di Santa Giuliana, la patrona della Val di Fassa, e nella chiesa di San Vigilio a Moena.

Ormai il suo pennello diventa famoso e richiesto ovunque: lavora anche a Pietralba, a Nova Levante, a Cembra, a Trento e dintorni. Molte le opere del Rovisi anche nella valle del Biois e nell’Agordino. La sua ultima avventura è la decorazione dell’intera chiesa di Cavedine, lavoro condotto in mezzo a difficoltà per l’età avanzata e concluso solo grazie alla collaborazione con la figlia Vincenza.
21 marzo 1783: Valentino muore a Moena.
Ho ricavato queste informazioni dal volume a cura di Chiara Felicetti, Valentino Rovisi nella bottega del grande Tiepolo. Il metodo di una vera e lodevole imitazione, edito dalla comunità di Fiemme e dal Circolo culturale ‘Valentino Rovisi’ nel 2002.
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