L’epilogo delle nostre peripezie

Martha (a destra), Berhanu e
Amaretch, sul balcone
in Via Caracciolo (fotografia tratta da http://marthanassibou.blogspot.com/)

Arriva Marta Nasibù, principessina etiope, a Vigo di Fassa nei tre mesi del 1940 (Le Dolomiti, nostro paradiso) e ci ritorna nel 1943, per un anno intero.

Partiti da Firenze nei primi mesi del 1943, Martha con i tre fratelli e la madre arrivano a Trento di notte: il treno, infatti, viaggia a fari spenti e a velocità ridotta per ridurre il rischio di essere visti dai bombardieri alleati.

Arrivati a Vigo, Martha sente il cuore gonfio di gioia, corroborata dall’aria fresca e pura; osserva con rinnovata meraviglia la bellezza delle montagne. Se in città, ha sperimentato i bombardamenti, ora in montagna si sente sicura e può tornare ad una vita normale.

Risiede a Pozza di Fassa, in una casetta impregnata di essenze di abete. Anche se i ricordi del soggiorno sono piacevoli, non mancano note stonate. Ogni domenica recandosi a messa a San Giovanni di buon mattino, Martha passa attraverso il cimitero: quel breve tratto di strada la mette a disagio ed è colpita in particolare dalla tomba di un certo Marco, un ragazzo di ventuno anni appena sepolto. Poi ci sono quelle guardie forestali che li accompagnano sempre, organizzando bellissime passeggiate, ma tenendoli sotto una chiara sorveglianza poliziesca.

La piccola Martha ricorderà per tutta la vita le bellissime gite in montagna: i ragazzi si uniscono agli alpini nel coro:

Così, dopo una lunga arrampicata, raggiungevamo dense macchie di rododendri dai rossi fiori sgargianti e distese di mirtilli sulle quali ci precipitavamo per raccogliere i neri frutti gustosi. A volte, dopo ore di cammino, salivamo fino a raggiungere il ghiacciaio della Marmolada. Lì l’aria si diradava e si provava l’ebbrezza della montagna.

Le stelle alpine, le foreste di abeti, le stupefacenti cascate, i ghiaioni da scendere con saltelli, fino alle radure..

Se ci passavamo accanto era consuetudine fermarsi per una sosta sulle rive del più bello dei laghetti, il lago di Carezza che, come un gioiello di smeraldo, si rivelava in tutto il suo splendore, circondato da una fitta corona di alberi.

Quante altre gite emozionanti abbiamo fatto: Ortisei, val Gardena, Canazei, Moena, Forcella del Sassolungo…

Poi, nell’ultima parte del capitolo l’emozionante scoperta della neve: fratelli e sorelle, venute dall’Etiopia, innamorati del caldo, dei colori, del sole, vedono per la prima volta la morbida coltre di neve che dà alla natura un aspetto soprannaturale.

(tutte le notizie provengono dall’autobiografia di Martha Nasibù, Memorie di una principessa etiope, pubblicato da Neri Pozza nel 2005)

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