Libro di guerra di Giacomo Sommavilla: Hofer il Tiroler

Libro di guerra di Giacomo Sommavilla, in Scritture di guerra 6, Simone Chiocchetti, Vigilio Iellico, Giacomo Sommavilla, Albino Soratroi, a cura di Luciana Palla, Museo Storico di Trento, Museo storco italiano della guerra, Rovereto, 1997

Ha già 36 anni quando viene chiamato in guerra, il 1 agosto 1914; è contento di partire? No di certo. Non se lo aspetta. Eppure, scrive Giacomo nel suo Libro di Guerra:

Siamo alla vigilia della partenza! Dovremo partire e per dove? Per un paese per ognuno sconosciuto, che nessuno sapeva descriverci nè il clima ne il terreno, non i costumi nè la temperatura ne il temperamento o condizioni degli abitatori e per di più nessuno sapeva quella lingua. E perché partire? Perché un sacro dovere ce lo imponeva, avevammo giurato in nome di Dio che saremmo stati ubbidienti ad ogni ordine dei superiori e questi ora ci comandavano di portarci colà onde combattere il nemico invadente le nostre terre e perciò conoscendo in questo gli ordini del Supremo comandante tutti docili aspettammo l’ora della partenza.

pagg. 16-17

Scrive le 105 pagine di quaderno del suo diario, appena uscito dall’esperienza di guerra, durante la convalescenza in ospedale, in Boemia.

Racconta il giorno della partenza, il lungo viaggio verso la Galizia, le prime impressioni, i primi combattimenti nella tremenda battaglia di Leopoli.

La ricostruzione del percorso di Giacomo Sommavilla. La fotografia è tratta da Mondo Ladino 39, 2015.

Non si rappresenta come un eroe: racconta di tremare per la debolezza, di aver paura di morire, di essere stato costretto con la rivoltella ad un’azione quasi suicida, esulta al comando di fuggire e di abbandonare una posizione pericolosissima. Ma racconta anche con semplicità di aver salvato un certo Simonazzi della Val di Cembra, trasportandolo ferito per ben 20 minuti esposti al fuocco nemico. Non descrive, cioè, la guerra della propaganda, ma la guerra vera.

La paura di morire è un tutt’uno con una fame ed una sete atroci, che accompagnano Giacomo per tutti i giorni dei combattimenti.

Durante la ritirata, osserva anche le persone che sono costrette a lasciare le case e riceve anche del cibo da questi poveri fuggiaschi. Si trova a passare in un luogo in cui si è combattuta un’accanita battaglia.

il terreno sopra il quale si marciava era seminato di cadaveri, quei volti tutti trasformati, schizzati di sangue e fango, con gli occhi sbarati e dal dolore e più ancora certamente dal terrore resi in uno stato tale che mettevano paura al solo guardarli, si vedevano ancora delle croci confinate nel terreno che certamente indicavano essere colà sepolto qualcuno forse qualche ufficiale, molte armi ed altri arnesi di guerra si vedevano lungo la via il chè tutto compreso presentava un aspetto molto raccapricciante.

pagg. 55-56
Soldato austroungarico morto in Galizia. La fotografia è tratta da Mondo Ladino 39, 2015.

La sua piccola storia si inserisce nella grande storia del XIV Korps Edelweiss. Combatte a Leopoli, dove gli austrauci vengono sconfittie e partecipa al ripiegamento verso la fortezza di Przemysl: qui ancora si scontra con il nemico russo in un’aspra battaglia.

Il 21 ottobre 1914 viene ferito ad una spalla. Da questo momento in poi inizia un altro viaggio, verso gli ospedali militari della Boemia, Reichenberg e Haindorf.

Le caserme di Reichenberg in una fotografia del 1904

Qui Giacomo si riprende dalla ferita, anche grazie all’amorevole accoglienza delle popolazioni locali

onorati di poter albergare coloro che ormai avevano versato del loro sangue a prò della patria

p.102

Durante la convalescenza, Giacomo ripensa alla sua vicenda e decide di metterla per iscritto in un quaderno, appunto il Libro di Guerra che noi ancora oggi possiamo leggere integralmente.

La copertina del Libro di Guerra . La fotografia è tratta da Mondo Ladino 39, 2015.

La memoria del soldato moenese finisce con un’immagine di pace: il dottor Julius Kaufner si prende cura di Giacomo, chiamandolo scherzosamente l’Hofer il Tiroler.

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