
Agosto 1914: gli uomini della Val di Fassa vengono mobilitati. E’ scoppiata la guerra e i ragazzi di Moena si riuniscono. Prima di partire, una bella fotografia (grazie a Matteo Del Din): ed ecco qui ritratti i Landeschützen di Moena, riconoscibili dalla stella alpina sul colletto.
Tutti e tre i reggimenti dei Landeschützen furono inquadrati nel XIV Korps Edelweiss e mandati, dopo qualche giorno di addestramento, sul fronte austro-russo. Qui presero parte alle battaglie dell’esercito austroungarico contro i Russi: quel confine orientale che dopo tante battaglie sanguinose (sul fiume San, a Hujcze, a Leopoli, a Gorlice-Tarnow) e almeno due grandi ritirate verso i Carpazi, fu definitivamente conquistato dall’Impero Russo con la presa della fortezza di Przemysl del giugno 1915.
Molti hanno perso la vita in Galizia o sono stati presi prigionieri. Una storia ancora da raccontare: cimiteri di trentini in quel luoghi fra Polonia, Ucraina e Russia con morti da onorare e lunghissimi anni di prigionia ed avventurosi viaggi di ritorno attraverso tre continenti.
Fra questi anche i moenesi
- Jan Buro (-il primo in alto a destra-prigioniero e reduce),
- Giovanni Felicetti (disperso in Galizia),
- Giacomo Sommavilla de Piaz (ferito, autore del Libro di guerra, scritto in ospedale in Boemia)
- Simone Chiocchetti Moro (disperso in Galizia, di cui possediamo un ricco epistolario)
- Giuseppe Pettena (prigioniero e reduce, che ha raccontato la sua testimonianza ai figli che l’hanno raccolta: Vita da soldà)
- Vigilio Iellico Mantino (reduce, muore nel 1921 per una tubercolosi ossea contratta durante la guerra; ci ha lasciato un Memorandum 1916-1918)
- Kaiserjaeger Battista Chiocchetti Moro (prigioniero e reduce, autore delle Memorie della guerra austro-russa 1914)
Il XIV Korps Edelweiss, intanto, venne frettolosamente richiamato sul fronte meridionale, a difesa dei Rayon di Folgaria e Lavarone sul confine italiano nel giugno del 1915.
Ma nemmeno questo riavvicinamento a casa fu definitivo: i generali, infatti, poco si fidavano delle truppe che parlavano italiano e così i Tirolesi di lingua italiana, chiamati Welsch-Tiroler, vennero separati dai Tirolesi di lingua tedesca e rimandati a combattere lontano da casa. Così anche i Ladini fassani terminarono la guerra sul fronte orientale.
Ora è possibile onorare alcuni di questi caduti nei cimiteri austroungarici costruiti nella Galizia storica, oggi in Polonia e Ucraina. Nel 2008, in particolare, i Fassani si sono recati a Hijcze ad onorare i loro caduti in Galizia.
(Ho tratto le notizie dal libro di Maria Piccolin, Per no desmentiér… Fies de Fascia morc da la Gran Vera, Regione autonoma Trentino-Alto Adige, 2007)