Memorie della guerra Austro-Russa 1914, Battista Chiocchetti di Moena, Val di Fiemme, Sud Tirolo, Istitut Cultural Ladin, 1995-2002

Il libro contiene le pagine del diario scritte da Battista Chiocchetti fra il 1914 e il 1918 in tre momenti diversi: durante la prigionia a Jar, durante il lungo viaggio di ritorno a casa e dopo il rientro a Moena. L’autore, con la sua lingua semplice racconta la guerra, combattuta in Galizia, la prigionia e il lungo viaggio di ritorno nella sua terra diventata italiana.
Così scrive di questo diario Gennaro Barbarisi:
La prosa fresca e colorita che risulta da tutto il diario è lo specchio di un’affascinante personalità ma anche di una intera civilità, nella quale gli individui sono stati educati a misurarsi con la più dura realtà, tenendo fede ai più elevati valori morali, senza mai venir meno alla propria umanità.
Ma facciamo un passo indietro: Battista Chiocchetti nasce a Moena il 23 febbraio 1886, figlio di Vigilio Chiocchetti del Moro e di Elisabetta Sommariva Tamburon. Ha una sorella, Margherita.
Uomo gioviale, con una gran passione per la musica, apre una bottega di falegnameria e si fidanza con Corona Sommariva del Crestan.
Allo scoppio della guerra, parte da Moena proprio il primo giorno (il 1 agosto 1914, quando l’Italia non era ancora entrata in guerra); combatte sul fronte austro-russo le due battaglie di Leopoli e viene preso prigioniero.

Così Battista racconta la sua ultima notte di libertà nei boschi di Przemyśl (nell’attuale Polonia, ed allora Galizia)
“Finalmente venne il giorno 20 ottobre (1914): questo giorno lo passammo in quel boscho e senza nissun comandante, andavamo or quà, or là senza nissuna direzione, dovemmo respingere a colpi di fucile 2 volte il nemico che ci assaliva, avemmo ancora dei morti e dei feriti, ricevere da mangiare o da berre nessuna idea, per fortuna avevamo delle conserve che mangiammo. In quel giorno parlai diverse volte on mio cugino Carletto e parecchi altri miei paesani, e venuta la notte dormimmo uno presso l’altro io el Giovanni Buro e el Bortol dalle fede di Tesero. La notte dovemmo tutti a turno fare un ora di guardia, venne anche la pioggia, però avevamo addosso le coperte e non ci bagnammo tanto”.
Da quel momento quattro lunghi anni di prigionia per Battista e per Jan Buro; durante la prigionia Battista manda a casa questa bella fotografia.

Il cugino Carletto (Zanoner Carlo Menegon), invece, morirà di tifo a Wadowice il 21 febbraio 1915.

Sposa la sua amata Corona appena tornato dalla guerra. Muore solo sei anni dopo il suo matrimonio, nel 1926: insieme a Corona, ha avuto ben cinque figli.

Mi piace confrontare fra loro queste due fotografie:
nella prima un giovanissimo Battista è primo clarino della banda di Moena, chiamata ad inaugurare il Grand Hotel Carezza nel 1911.

nella seconda Battista, quasi alla fine della sua lunga prigionia, è ancora in una banda, quella dei prigionieri austroungarici a Pechino: tiene in mano ancora il suo clarino.
MUSICA, MAESTRO!

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